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Il tema della vita è un asse portante della Scrittura che dalla prima all’ultima pagina ne parla, mostrando che il nostro è un Dio che ama la vita, la crea e persino, dopo la morte, la ri/crea. Se in apertura la Bibbia presenta la creazione a partire dal caos primordiale, e in chiusura indica “cieli nuovi e la terra nuova”, al centro come elemento chiave si trova la risurrezione di Gesù. Insomma, l’unico che crede veramente alla vita è il Dio che l’ha creata. E per il credente la verifica si basa sull’amore alla vita, sulla sua promozione e difesa. Questa vocazione/missione diventa più attuale e impegnativa quanto più provocatoria e cinica è la “cultura di morte” che dilaga mettendo a rischio il creato, la vita umana, la sua dignità, inviolabilità e pienezza. Leggendo la Genesi non possiamo non renderci conto di come la vita sia un dono: ci precede, non è nelle nostre mani il darci l’esistenza, non scopriamo da soli il suo senso ultimo, e non abbiamo noi le chiavi per aprire le porte della morte. Nessuno può appropriarsene; nessuno può comprenderla a fondo. Eccetto Lui.

Certo, oggi grazie al potere della scienza e della tecnica l’uomo è capace non soltanto di interpretare la vita e renderla più agevole, ma anche di crearla in laboratorio, per cui agli occhi dei non credenti essa non è più un dono, ma un prodotto del caso, riproducibile in laboratorio. Può dunque essere vissuta secondo i nostri personali desideri e criteri. Ma questo è solo un sofisma, perché siamo di fronte non a una creazione dal nulla, ma a una manipolazione della vita propria e altrui. La vita è un dono di Dio, ed Egli è l’unico capace di crearla e donarla. Essa va accolta con gratitudine e responsabilità: è a nostra disposizione non come proprietà di cui disporre a piacimento, secondo le possibilità scientifiche, razionali e/o culturali, ma come dono da far fruttificare.

La sacralità della vita scaturisce dalla sua origine divina ed è destinata a essere donata ai fratelli, e infine riconsegnata a Dio. Voglio invitarvi a leggere con riverenza, stupore e gratitudine il primo capitolo della Genesi, che presenta un Dio vittorioso sul caos primordiale e che, attraverso uno stupefacente processo di organizzazione, orienta il creato verso la creatura umana, capolavoro uscito dalla sua fantasia creatrice, plasmato a somiglianza di sé, e destinato a ricongiungersi al suo Creatore. È bello constatare che Dio, con intelligente e amorevole cura, costruisce questa casa che è il mondo perché l’uomo la possa abitare. Niente di quanto esiste nel creato è Dio, tutto è Sua creatura: le acque, il sole, la luna, le stelle, le piante, gli animali... tutto è a servizio dell’uomo e questi è polarizzato a Dio. In effetti, dopo l’uomo, Dio non crea più nulla. A lui affida la custodia del creato, perché porti a compimento il Suo disegno, e lui stesso, l’uomo, si orienti a Dio per raggiungere la pienezza di vita.

da il Bollettino Salesiano – gennaio 2007