Pagina Precedente Il bullismo Pagina Successiva

Sempre più spesso si manifestano casi di bullismo nelle scuole, nei luoghi di divertimento, nelle pubbliche piazze e sui mezzi di trasporto. Ovunque c’è a disposizione di una potenziale vittima, il fenomeno ha purtroppo bisogno di questa, si consuma la bravata che, a volte, si traduce in un vero atto di teppismo programmato da condannare senza mezzi termini. Le vittime possono essere gli anziani, i giovanissimi, i portatori di handicap o qualunque persona,psicologicamente fragile, che non ha la capacità di reagire e di difendersi.

Ma che cos’è il bullismo?

Leggiamo nei dizionari che si tratta di un atteggiamento tipico dei bulli e questi altro non sono che giovani prepotenti, desiderosi di mostrare la propria arroganza per poi vantarsene nel gruppo spesso intriso di sottocultura. Gli atti di bullismo si manifestano anche devastando strutture e oggetti della comunità e ciò per avere da parte degli autori una sorta di compenso al desiderio frustato di primeggiare.

Ci si chiede: “Che bisogno c’è di comportarsi così? Quali sono le motivazioni che inducono i giovani ad agire in tal modo senza riguardo per chicchessia e senza provare il minimo senso di colpa?”. Certo è difficile comprendere e lo è ancor di più per coloro che non conoscono le problematiche dei ragazzi. Chi si è trovato a dover subire un atto di bullismo è a dir poco disorientato e bolla l’episodio che l’ha visto vittima come un momento triste da dimenticare. Diverso è il giudizio per gli esperti della galassia giovanile: questi sanno dare una spiegazione a tali inqualificabili comportamenti. Affermano che il bullismo è la prima conseguenza della crisi della famiglia e di tutti i luoghi preposti all’educazione, scuola compresa. I ragazzi sono buoni non perché sono ragazzi ma perché sono stati ben educati e guidati dagli adulti che operano in primo luogo nella famiglia. Pertanto, se questa è presente sotto l’aspetto fisico ma completamente assente in quello educativo, ai ragazzi viene a mancare una guida essenziale. Se lasciati a se stessi, finiscono quasi sempre per organizzarsi in gruppi secondo le regole del branco.

In passato le gerarchie erano fondate sulle autorità dei genitori, di cui nessuno osava contestare il diritto di decisione e di scelte. Forse era eccessivo e i figli vi si adeguavano. Oggi i ragazzi sono figli di genitori moderni, presi totalmente dal lavoro, spesso in crisi, incerti e quindi inadatti a ricoprire il loro delicatissimo ruolo.

Che fare allora ben sapendo che i figli sono lo specchio preciso del comportamento dei genitori? Il loro ruolo, è ormai noto, non s’ improvvisa ma s’ impara come un qualunque mestiere giorno dopo giorno e con grande dedizione. Ciò non basta. Anche la scuola deve intervenire usando i mezzi a sua disposizione e che le sono propri, mezzi che negli ultimi anni sono stati inspiegabilmente abbandonati. Famiglia e scuola dunque. Due istituzioni insostituibili per la formazione e l’educazione dei giovani. Due luoghi, forse gli unici, deputati a farli riflettere perché non si perdano in quel pericoloso “mare aperto” della trasgressione che porta poi a compiere atti deprecabili di bullismo.

 di Marco Fiorelli