Dopo
alcune considerazioni
sull’esigenza
insopprimibile, in particolare per il cristiano, di partecipare alla vita
sociale e politica (non solo quella espressa con il voto), i vescovi delle
Chiese di Lombardia si appellano, di fronte all’attuale situazione di
spaccatura del Paese, a «un
di più di responsabilità»
da parte di tutti, «in primo luogo di chi è stato scelto per governare, ma
anche di chi è all’opposizione, come pure di tutte le forze culturali,
economiche e sociali e di ogni cittadino, qualunque sia il suo orientamento
politico». Lo scopo è ricercare e percorrere «le vie corrette più adeguate e
condivise per affrontare e risolvere i non piccoli problemi del Paese».
Perché «esiste in realtà un
dovere
fondamentale che
deve accomunare tutti: il
perseguimento del "bene comune"».
C’è poi una riflessione più
specificamente ecclesiale da parte dei vescovi lombardi, che vale la pena
riportare quasi per intero. «Dobbiamo confessare ora», scrivono, «la
preoccupazione che ci prende come pastori
– e in un modo
particolarmente vivo –
di
fronte alle forti tensioni e,
in taluni casi,
a
qualche divisione
che si sono prodotte o che sono riemerse nelle nostre comunità ecclesiali in
occasione della recente vicenda elettorale.
«Da quanti vivono
responsabilità pastorali a contatto più diretto e immediato con la gente ci
viene offerto il quadro di comunità nelle quali la presenza di scelte
politiche opposte ha pesato e pesa sul rapporto tra gli stessi fratelli di
fede e condiziona, talora in modo profondo, il confronto e la vita nella
stessa comunità.
«Non possiamo poi tacere lo
sconcerto che si è verificato di fronte ad affermazioni, fatte in campo non
solo politico ma anche ecclesiale, circa l’inaffidabilità come cristiani di
coloro che avrebbero scelto una parte politica piuttosto che l’altra; come
pure il grave disagio – anche nella forma di una crisi di coscienza – che
simili giudizi indebiti hanno provocato nell’animo di alcuni membri del
popolo di Dio.
«Al
riguardo è nostro dovere
ribadire quanto afferma il
Concilio a proposito delle scelte politiche: "A nessuno è lecito rivendicare
esclusivamente in favore della propria opinione l’autorità della Chiesa" (Gaudium
et spes, 43). Di
conseguenza, ci si deve guardare dalla tentazione di presentare sé stessi o
il proprio schieramento come il migliore o persino come l’unico interprete
della dottrina sociale della Chiesa e dei suoi valori e principi, tacciando
gli altri fratelli nella fede di minore fedeltà al Vangelo o di incoerenza
con esso.
«Nello stesso tempo
dobbiamo sentirci impegnati a promuovere un’azione educativa costante e
capace di aiutare tutti alla
comune
condivisione dei medesimi principi ispirati alla retta ragione e al Vangelo
e, insieme,
al
rispetto delle posizioni e delle scelte "pratiche" di ciascuno».
È necessaria, perciò,
concludono i vescovi, un’opera formativa delle coscienze alla luce della
dottrina sociale della Chiesa letta e compresa nella sua integralità.
Antonio Rizzolo da VITA PASTORALE N. 6/2006 |