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Il lavoro e la festa

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Sul documento predisposto
dalla Diocesi per Verona 2006

FANO. Il lavoro e la festa rappresentano il secondo ambito di testimonianza. Nella riflessione che riguarda il lavoro si ritiene che è un diritto fondamentale della persona e, secondo la Dottrina Sociale della Chiesa, deve essere orientato verso il soggetto che lo compie perché lo scopo del lavoro rimane sempre l’uomo visto anche nella sua dimensione sociale. Da un’analisi della realtà risultano occupazioni precarie, lavoro non adeguato che mortifica la persona, frange di lavoro minorile, inserimento difficile delle persone svantaggiate, forme di lavoro sottopagato e disagi sociali derivanti dalla disoccupazione e sottoccupazione. Di essi si occupano normalmente la Caritas parrocchiale e la Caritas diocesana.

La realtà del lavoro richiama subito il significato della festa che non è tale per tutti, infatti c’è chi svolge altri lavori e chi cerca il divertimento a tutti i costi. Anche i cristiani non sempre e non tutti celebrano la festa come giorno del Signore. Si aggiunga il fenomeno da sempre esistente di chi dedica completamente il pomeriggio della domenica allo sport da tifo negli stadi e davanti alla TV. Si segnalano tuttavia esperienze locali significative rappresentate da iniziative interessanti: le cooperative, la festa diocesana della famiglia, la festa delle giostre dei quartieri, le domeniche della famiglia, ecc.. Le proposte presentate richiamano la necessità che nelle parrocchie ci sia una struttura ben organizzata che si occupi delle problematiche del lavoro. Inoltre si ritengono importanti spazi di studio della Dottrina Sociale della Chiesa, il no profit e la cooperazione, il progetto Policoro della CEI ed un ufficio diocesano per la pastorale del lavoro. Le proposte presuppongono la valorizzazione della componente laicale nella sua specifica ministerialità. Nel terzo ambito si prende in considerazione la fragilità umana intesa come qualcosa che ci accompagna nel corso delle vita sia perché siamo fragili sia perché siamo chiamati a condividere la fragilità altrui. Ancona una volta si fa riferimento all’analisi della realtà dalla quale risultano le categorie più fragili: l’embrione, gli anziani, gli ammalati, i giovani in stato di disagio, i poveri, gli indigenti, le persone diversamente abili, gli psicolabili, i bambini e i carcerati.

La risposta più significativa viene dal Volontariato ricco e disponibile anche se non sempre adatto per le fragilità estreme. Nel nostro territorio sono numerosi i centri di ascolto e le strutture per accogliere le persone in difficoltà. In queste situazioni non manca mai il conforto cristiano portato attraverso l’Eucarestia, la preghiera, l’ascolto e la presenza di sacerdoti e volontari dello spirito. Le esperienze significative locali si ritrovano nel lavoro dell’UNITALSI e delle numerose case di accoglienza e di sostegno per ogni genere di difficoltà. Le proposte si orientano verso una scuola di volontariato, verso un osservatorio permanente ed una rete efficace delle fragilità esistenti nel territorio e infine verso iniziative ed opportunità offerte a quanti sperimentino direttamente od indirettamente la fragilità. Quello prospettato è un lavoro prezioso che richiede impegno ma che promette sicuri risultati di bene.

Paolo Gramolini da “il nuovo amico” del 25 giugno 2006