FANO.
Il lavoro e la festa rappresentano il secondo ambito di testimonianza. Nella
riflessione che riguarda il lavoro si ritiene che è un diritto fondamentale
della persona e, secondo la Dottrina Sociale della Chiesa, deve essere
orientato verso il soggetto che lo compie perché lo scopo del lavoro rimane
sempre l’uomo visto anche nella sua dimensione sociale. Da un’analisi della
realtà risultano occupazioni precarie, lavoro non adeguato che mortifica la
persona, frange di lavoro minorile, inserimento difficile delle persone
svantaggiate, forme di lavoro sottopagato e disagi sociali derivanti dalla
disoccupazione e sottoccupazione. Di essi si occupano normalmente la Caritas
parrocchiale e la Caritas diocesana.
La realtà del lavoro richiama subito il significato
della festa che non è tale per tutti, infatti c’è chi svolge altri lavori e
chi cerca il divertimento a tutti i costi. Anche i cristiani non sempre e
non tutti celebrano la festa come giorno del Signore. Si aggiunga il
fenomeno da sempre esistente di chi dedica completamente il pomeriggio della
domenica allo sport da tifo negli stadi e davanti alla TV. Si segnalano
tuttavia esperienze locali significative rappresentate da iniziative
interessanti: le cooperative, la festa diocesana della famiglia, la festa
delle giostre dei quartieri, le domeniche della famiglia, ecc.. Le proposte
presentate richiamano la necessità che nelle parrocchie ci sia una struttura
ben organizzata che si occupi delle problematiche del lavoro. Inoltre si
ritengono importanti spazi di studio della Dottrina Sociale della Chiesa, il
no profit e la cooperazione, il progetto Policoro della CEI ed un ufficio
diocesano per la pastorale del lavoro. Le proposte presuppongono la
valorizzazione della componente laicale nella sua specifica ministerialità.
Nel terzo ambito si prende in considerazione la fragilità umana intesa come
qualcosa che ci accompagna nel corso delle vita sia perché siamo fragili sia
perché siamo chiamati a condividere la fragilità altrui. Ancona una volta si
fa riferimento all’analisi della realtà dalla quale risultano le categorie
più fragili: l’embrione, gli anziani, gli ammalati, i giovani in stato di
disagio, i poveri, gli indigenti, le persone diversamente abili, gli
psicolabili, i bambini e i carcerati.
La risposta più significativa viene
dal Volontariato ricco e disponibile anche se non sempre adatto per le
fragilità estreme. Nel nostro territorio sono numerosi i centri di ascolto e
le strutture per accogliere le persone in difficoltà. In queste situazioni
non manca mai il conforto cristiano portato attraverso l’Eucarestia, la
preghiera, l’ascolto e la presenza di sacerdoti e volontari dello spirito.
Le esperienze significative locali si ritrovano nel lavoro dell’UNITALSI e
delle numerose case di accoglienza e di sostegno per ogni genere di
difficoltà. Le proposte si orientano verso una scuola di volontariato, verso
un osservatorio permanente ed una rete efficace delle fragilità esistenti
nel territorio e infine verso iniziative ed opportunità offerte a quanti
sperimentino direttamente od indirettamente la fragilità. Quello prospettato
è un lavoro prezioso che richiede impegno ma che promette sicuri risultati
di bene.
Paolo Gramolini da “il
nuovo amico” del 25 giugno 2006 |